COVID

COVID: COME HA CAMBIATO LA MIA VITA IN AUSTRALIA

Covid: a causa dell’epidemia gli aspetti concreti e lavorativi della mia vita sono cambiati in meglio.

Con l’avvento del Covid a livello personale e psicologico le sfide non sono mancate.

Il lavoro

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Il 20 Marzo 2020 è stato l’ultimo giorno in cui ho lavorato in ufficio prima di trasferirmi definitivamente a casa. Non è stato semplice per il business (una scuola di lingue) trasferire le lezioni dalle aule reali a quelle virtuali.
Ma grazie ad un grande sforzo collettivo gli studenti non hanno perso neanche un’ora di lezione e stanno continuando il loro percorso di apprendimento come da programma.

Trasferirmi dall’ufficio a casa mia, per me è stata una grande emozione

Desideravo lo smart-working da anni, da quando lavoravo a Roma per una importante emittente televisiva che alla sola idea di non farci “badgiare” in entrata ed in uscita aveva una sorta di reazione allergica.

Nelle settimane successive ho quindi attrezzato lo studio con il mio portatile, una scrivania, la poltrona e lo schermo per il montaggio video presi dall’ufficio, e potenziando la rete wi-fi di casa.

Lo smart-working in Australia

In Australia lo smart working era sicuramente già più usato ed apprezzato rispetto all’Italia. Nello specifico, nella “mia” azienda il lavoro a distanza era un concetto già conosciuto ed usato. Addirittura alcuni nostri colleghi si trovano in Europa, e ciò non impedisce loro di lavorare con noi in maniera efficace.

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La mia routine giornaliera

La mattina mi sveglio, ho tempo di fare attività fisica in casa e una doccia prima di fare colazione, che non salto mai. Mangio cibo che cucino io sia a pranzo che a cena, dormo almeno 8 ore a notte, la casa è sempre in ordine e pulita e non spendo più soldi o tempo sui mezzi pubblici.
Sento i miei colleghi ed il mio capo quotidianamente per telefono o su Zoom, stiamo continuando a produrre allo stesso ritmo di sempre ed il mio lavoro (produttrice e montatrice) non ha subito grandi cambiamenti.

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Cosa è cambiato quindi nella mia vita? Ho fatto i conti con la solitudine

E no, non sto parlando della capacità di stare bene con se stessi, essere autosufficienti o dedicarsi ad attività come lo sport, la musica o il guardare film e serie tv. Di tutto ciò sono già cintura nera. Anche nel vero senso della parola. Infatti ho ritirato fuori il mio karate-gi e ho ricominciato ad allenarmi come ho fatto per 11 anni (o quasi, dopo anni di stallo sono diventata una vera schiappa, ma il karate mi lascia sempre una bellissima sensazione addosso).

Sto parlando della solitudine che provi quando vivi in un Paese straniero, dall’altra parte del mondo, ad 8 ore di fuso orario, separata dai tuoi cari non solo dai chilometri, ma anche dalle leggi imposte dalla pandemia.

Anche se vuoi, non puoi tornare a casa

Sei bloccata su un’isola ai confini del mondo, in una città che conosci ancora troppo poco. Ecco come i pochi amici che ti sei fatta in due anni diventano la tua salvezza! Sono loro che ti aiutano a tirarti su di morale quando pensi che no, a fine anno non rivedrai i tuoi genitori, o tuo fratello, o i tuoi amici (e mentre lo pensi vorresti chiamarli i tuoi amici o i tuoi parenti, sentire le loro voci, ma sono le 14 e loro stanno dormendo dannazione).

Quelle poche persone con cui stai facendo nascere giorno dopo giorno una nuova amicizia, anche se sanno ancora così poco di te, diventano improvvisamente importantissime. Ma per quanto potremo essere amici, in fondo? Nessuno sa per quanto tempo ancora resterà qui. “Non so se vivrò qui per tutta la vita”, continuiamo a ripeterci. Perché nessuno di noi sa se stando qui sta facendo la scelta giusta.

Ma per ora, per questo 2020, considerando come il Covid si è diffuso nel mondo, ci sentiamo sicuramente fortunati ad essere, seppur costretti, in Australia.

 

 

 

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