LA FORESTA UMBRA: IL MERAVIGLIOSO POLMONE VERDE DELLA PUGLIA

Camminare tra i lussureggianti sentieri della riserva naturale Foresta Umbra riesce a far dimenticare tutte quelle preoccupazioni che ogni giorno assillano la nostra mente. Sembra di entrare in una immensa biblioteca verde le cui pareti sono costituite da alberi maestosi come faggi, cerri, querce, aceri e lecci. La quiete regna sovrana e la sublime bellezza della Natura che ci circonda risveglia tutti i sensi regalando una piacevole sensazione di gioia mista a stupore.

La Foresta UmbraSituata all’interno del Parco Nazionale del Gargano, la Foresta Umbra è un’area naturale protetta, il cui nome è ancora oggi oggetto di dibattito.

Alcuni studiosi pensano che l’appellativo Umbra derivi dagli antichi Umbriuna popolazione preistorica di origine Celta – che abitarono per lungo tempo nella foresta. Un’altra ipotesi lega l’etimologia del nome alle grandi zone d’ombra create dal fitto manto vegetativo. Secondo un’interpretazione più recente, invece, il nome deriverebbe dalla parola ad imbre – cioè al di là dell’acqua– termine con cui alcune popolazioni emigranti dalle coste della Dalmazia chiamarono le terre pugliesi in cui sbarcarono.

Con una superficie di circa 10.000 ettari, la Foresta Umbra si estende nella zona centro-orientale del Gargano e raggiunge circa gli 800 metri di altitudine. Rappresenta la foresta di latifoglie più estesa della Puglia ed è attraversata da ben 14 sentieri calpestabili, realizzati e curati dal corpo forestale dello Stato. Dal 2017 le faggete vetuste della Foresta Umbra sono state riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Un’antica leggenda

La Foresta Umbra, forse per la sua aura mistica, è protagonista di miti ed antiche leggende. Tra questi racconti, a metà tra mitologia e realtà, vi è la leggenda del Millacero, un enorme acero millenario considerato il Re della Foresta. Si racconta che un tempo il Millacero era Gargara, una bellissima ninfa dagli occhi scuri e i capelli neri lucenti, nata dall’unione di una Dea con un mortale. Tutti gli abitanti della foresta veneravano Gargara. Vi era però un satiro che provava un’irrefrenabile e convulsa attrazione per lei. Nonostante Gargara evitasse la sua compagnia impaurita dai suoi modi rozzi, il satiro cercava di avvicinarsi a lei sempre con più insistenza.

Gargara viene trasformata in acero

Una notte d’estate, mentre la ninfa dormiva su un letto di foglie, il satiro sopraffatto dalla brama di possederla, si distese insieme a lei. Le forti urla di disprezzo e di paura di Gargara destarono gli abitanti della foresta che accorsero subito in suo aiuto per allontanarla dalle grinfie del satiro. Quest’ultimo riuscì a fuggire e giurò vendetta. Era a conoscenza del fatto che il dio Giove provasse ancora rancore nei confronti della madre di Gargara, perché aveva preferito un misero mortale a lui, re di tutti gli dèi. Il satiro ricordò più volte a Giove di questo smacco il quale, sopraffatto dall’ira, trasformò Gargara in un acero. Da allora, il satiro visse accovacciato ai suoi rami, difendendolo da chiunque osasse danneggiarlo.

Il tragico epilogo dell’acero e l’inizio del disboscamento

Il leggendario Millacero purtroppo non è sopravvissuto sino ai giorni nostri. Sfortunatamente, nemmeno la fantomatica protezione del satiro riuscì a impedire l’abbattimento dell’albero nel 1870, tra lo sdegno degli abitanti del luogo. Questa fu la pagina più triste di un lungo periodo di incuria e di scellerato disboscamento della foresta iniziato nei primi anni del Settecento. Solo nel 1884 la Foresta Umbra fu dichiarata inalienabile, rendendo la sua estensione una zona protetta al riparo dal disboscamento. Di Millacero oggi esiste solamente una sezione del suo tronco conservato nel museo agrario di Roma.

Il territorio

Il territorio della Foresta Umbra presenta una morfologia piuttosto irregolare con una serie di rilievi alternati a piccole depressioni.

I faggi della Foresta Umbra
I faggi della Foresta Umbra

Nella parte più bassa, dominano le pinete che diventano boschi a prevalenza di leccio, cerro e roverella. Più in alto, si estendono le faggete e i tassi secolari, venerati dalla gente del luogo e dai pellegrini sin dai tempi antichi come meraviglie della natura. Nella parte più interna, invece, i faggi svettano, come imponenti colonne corinzie di un antico tempio greco, con il loro maestoso tronco ramoso e la chioma folta, raggiungendo i 30 metri di altezza. All’interno del territorio, trovano infine ampio spazio delle riserve naturali che coprono un’area di circa 450 ettari.

La Riserva Sfilzi

Nella zona nord della foresta, si estende la cosiddetta Riserva Sfilzi, che accoglie l’omonima sorgente d’acqua. Si tratta dell’unica sorgente naturale nell’area montana e collinare del promontorio del Gargano, caratterizzata dal fenomeno del carsismo.

Il terreno della riserva è costituito da calcari compatti dall’aspetto simile alla maiolica che le conferisce la forma di un grande fontanile naturale circondato da muschi, felci ed altra vegetazione tipica del sottobosco. Estesa per più di 56 ettari, nel 1919 la Riserva Sfilzi fu acquistata dall’azienda del demanio forestale dello Stato per circa due milioni delle vecchie lire. Oggi ospita una notevole varietà di alberi, tra i quali si annoverano per altezza e grandiosità i faggi, gli aceri, i tigli e i castagni.

I Cutini

Sebbene la foresta sia caratterizzata dalla presenza di impluvi naturali, ossia solchi di scorrimento delle acque piovane, essa è priva di corsi d’acqua a causa della natura carsica dell’area. Tuttavia, in alcuni punti in cui il terreno è impermeabile, le acque piovane si raccolgono, dando origine ai cosiddetti Cutini. Il più noto tra essi prende il nome di Cutino d’Otri o Lago d’Otri.

Il Cutino d'Otri Una delle sue particolarità è che in primavera viene interamente ricoperto da un tappeto verde decorato da fiori bianchi e gialli di Ranunculus peltatus, una rara pianta del Sud Italia.

La fauna

La foresta ospita un gran numero di specie animali, tra cui spicca il capriolo garganico ed altri mammiferi come il Gatto selvatico, la Martora, la Faina, la Volpe e la Donnola. Tra i volatili, invece, vi sono il raro Picchio dorso bianco (che ha trovato dimora nei boschi di faggio più maturi), il Picchio rosso mezzano, il Picchio rosso minore, il Picchio rosso maggiore e il Picchio verde. Tra i rapaci diurni troviamo la Poiana, lo Sparviere, l’Astore, mentre tra gli uccelli notturni, l’Allocco, il Gufo reale e l’Assiolo. Numerose sono anche le specie di passeriformi come la Balia col collare, il Frosone, il Tordo Bottaccio e la Bigia grossa.

Addentratevi nell’affascinante e magica atmosfera della Foresta Umbra! Un immenso palcoscenico verde che inscena ogni giorno i meravigliosi spettacoli del suo attore protagonista: la Natura!

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