La Cattedrale del Borgo di Priverno

Priverno e il fascino di un passato sempre presente

Priverno è un borgo che sorge su un colle dei Monti Lepini, custode dell’ultimo tratto della Valle dell’Amaseno. Antico insediamento dei volsci con il nome di Privernum, è divenuto poi colonia romana.

Fino al 1928 il suo nome era “Piperno” e può essere considerato parte di quello che un tempo era il dominio dei Templari nella zona a sud di Roma. Infatti Priverno si colloca in una zona caratterizzata da diversi centri monastici cistercensi, come per esempio l’abbazia di Casamari, l’Abbazia di Valvisciolo e la Certosa di Trisulti).

Ancora oggi il centro storico mantiene quasi intatto il suo aspetto medioevale, separato quasi di netto dal resto della cittadina della via principale di Via Consolare.

Priverno vicoli del centro storico

La piazza principale, Piazza Giovanni XXIII,  racchiude il Palazzo Comunale e la Cattedrale di Santa Maria Annunziata (X-XI sec.).

Luogo, la piazza, che mantiene ancora il suo ruolo sociale, con le panchine e gli scalini che accolgono e conservano le chiacchiere di chi si siede in pausa dalla vita. 

Buone gambe servono per inoltrarsi in mondo parallelo, a cui si accede dai vicoli che ammiccano intorno alla piazza e che al primo sguardo sembrano senza fine. Il rumore del traffico paesano fa posto ad un silenzio pieno, gradoni ampi si restringono per lasciare la scena alle case che sembrano entrare una dentro l’altra. Alcune dipinte di fresco, a testimonianza di nuovi inizi, e altre che invece espongono fiere il tempo che passa. 

Priverno vicoli del centro storico

Gatti acciambellati sui gradini e su muri in rovina, indicano prove di convivenza ben riuscite. Sedie di legno lasciate ai bordi, con i cuscini un pò sbiaditi, suggeriscono pomeriggi di sguardi attenti sulla strada.

Girando senza meta per questo universo di alternanze, di buio e di luce, di ampio e di stretto, si incappa nella Chiesa di San Giovanni Evangelista (IX-X secc.),  di San Benedetto (IX-X sec) e di Sant’Antonio Abate (XIV-XV sec), luoghi sacri e centro di tradizioni antiche che tuttora uniscono la comunità.

Palio Priverno

Il rumore del traffico lento si incastra con il silenzio, interrotto qualche volta da vicine di casa che si aggiornano sulle ultime novità o da una nonna che riprende qualche ragazzino che corre per strada. Porte e finestre adornate di fiori, in onore di Camilla, nome caro a questo paese perché intriso di storia e di leggenda, narrata da Dante nel primo canto dell’Inferno e cantate da Virgilio nell’Eneide.

Fiori alle porte Priverno

Tra i vicoli si tengono strette le tradizioni e si riprende la storia antica tra le mani, come il Palio del Tributo.

Quello che oggi è uno spettacolo rievocativo, nella seconda metà del secolo XVI si svolgeva il il 29 giugno durante la Festa di San Pietro e segnava il dovere dei paesi circostanti al tributo in denaro che dovevano a Priverno. Non tutti però si piegarono a questa imposizione, che portò a scontri feroci che fecero posto alla pace solo con l’Unità d’Italia. 

Palio del Tributo

Il Castello e il Parco di San Martino 

Poco fuori il borgo di Priverno si trova il  Castello di San Martino che si erge all’interno del parco che prende in prestito il suo nome e che si estende per circa 15 ettari. Il Castello nasce dalla richiesta del Cardinale Tolomeo Gallio, segretario del Papa Gregorio XIII, che nel 1565 ottenne alcuni appezzamenti di terra dalla diocesi di Terracina. Prende così vita la Villa Tolomeo Gallio costruzione a pianta quadrata con quattro torri che gli danno l’aspetto di una fortezza.  

Castello di San Martino

In realtà le origini del Castello di San Martino non sono così chiare, e dai documenti presenti nell’ex Archivio della Curia Vescovile di Priverno si può leggere di continue liti per la sua proprietà. 

Nel 1597 il cardinale Gallio cedette la sua dimora ai Camaldolesi, a condizione di realizzare nel palazzo una chiesa da dedicare proprio a S. Martino e un monastero.

I Camaldolesi però cominciarono ad avere problemi con il Comune di Priverno a causa anche della della soppressione delle comunità monastiche, chiesta da Innocenzo X nel 1652. I monaci quindi abbandonarono il Castello e iniziarono le controversie tra gli eredi di Gallio e il vescovo della diocesi di Terracina, che volevano appropriarsi della tenuta.  

Verso la fine del XIX secolo i principi Borghese, che già possedevano Fossanova, entrarono in possesso del Castello di San Martino e la facciata conserva ancora il loro stemma.

Nel 1914 la villa passa ancora di mano, stavolta alla famiglia Di Stefano. Qui la storia si fa fumosa e dove non arriva la precisione dello studioso, arrivano le storie dei paesani, che forse per stuzzicare un pò la fantasia dei più giovani o per giustificare qualche loro debolezza, raccontano del Castello giocato e perso per colpa di una mano di carte poco fortunata e di un bicchiere di vino di troppo. 

Oggi il Castello e il suo Parco sono di proprietà del Comune, che ospita al suo interno convegni e manifestazioni. All’interno del Parco corre un sentiero dove si possono incontrare animali tipici della fauna locale e godersi una splendida passeggiata nella natura.

L’ Abbazia di Fossanova

L’Abbazia di Fossanova è famosa per essere tra i più antichi esempi di architettura gotico-cistercense in Italia. Si erge antica e orgogliosa al centro dell’omonimo borgo, a 5 km da Priverno e a pochi minuti dalla stazione ferroviaria. 

Abbazia di Fossanova

La costruzione iniziò intorno al  1163 e si concluse nel 1208 e la sua fama si deve al suo essere un esempio di transizione dal romanico al gotico. Il suo interno si mantiene spoglio e austero secondo lo stile dei monaci cistercensi, che utilizzarono pietra nuda come principale elemento di costruzione per sottolineare la costante ricerca di spiritualità. Gli affreschi sono pochi, molti dedicati a San Tommaso d’Aquino. Alzando lo sguardo dal rumore dell’eco dei propri passi attraversando la navata, c’è il grande rosone che rimanda colori vivaci e mutevoli a seconda della luce esterna.

Nell’infermeria, c’è la stanza dove visse San Tommaso d’Aquino negli ultimi giorni della sua vita e che oggi è diventata una cappella.

Tommaso d’Aquino si ammalò durante il suo viaggio verso Roma e si fermò a Fossanova dove morì e venne poi sepolto.  Nel 1369 i domenicani trasferirono il suo corpo a Tolosa lasciando la tomba vuota. A Fossanova rimase solo qualche reliquia e la testa (presunta) del Santo che nel 1798, per salvarle dai saccheggi dei soldati di Napoleone, vennero trasferite nella cattedrale di Priverno dove sono da allora custodite e venerate e portate in processione per la festa patronale di san Tommaso d’Aquino il 7 marzo.

L’Abbazia di Fossanova, è stata costruita in parte sui resti di un’antica villa romana, ancora visibile all’ uscita della chiesa ed è racchiusa in un piccolo borgo ormai quasi disabitato ma con negozietti,  un bar e un ristorante, che permettono ai visitatori di gustare i prodotti tipici in una cornice spettacolare. 

Se di giorno l’Abbazia è amichevole e quasi allegra, di notte è imponente e inquieta. Il silenzio che domina ogni ora del giorno, con il buio si fa più pieno, più severo. L’antichità di quel luogo pesa negli occhi di chi può ammirarla solo dal basso. Non è difficile credere che Umberto Eco nella stesura de “Il nome della Rosa” si sia in parte ispirato all’Abbazia di Fossanova.

Anticamente fu  Privernum

Se da una parte abbiamo l’Abbazia di Fossanova, al lato opposto a circa 5 km da Priverno precisamente nella località di Mezzagosto si trovano i resti dell’antica Privernum, colonia romana fondata alla fine del II secolo a.C., sullo sfondo dei Monti Lepini.

scavi archeologici Priverno

Nel sito archeologico si possono ammirare le domus di età repubblicana, i suggestivi mosaici, i resti di un teatro e un edificio termale costruito dopo il II secolo d.C.

Nel corso degli anni, gli scavi hanno portato alla luce anche i resti del periodo medievale, con un edificio molto simile ad una cattedrale e le mura che proteggevano la città. Molti reperti possono essere ammirati nel Museo Archeologico, collocato nel palazzo Valeriani-Guarini-Antonelli, nel centro storico del paese.

Il sito archeologico, così come il Museo sono stati riaperti al pubblico nel  luglio 2018, dopo 10 anni di scavi e restauro. Quest’anno gli scavi, portati avanti dall’equipe di antropologi e archeologi dell’Università di Valencia in collaborazione con gli esperti del Museo Archeologico di Priverno, hanno portato alla scoperta di una vasta area cimiteriale di epoca medievale con resti ossei umani in buone condizioni.

C’è molto da vedere ed apprezzare in questo borgo circondato da monti, un mondo ricco che nel tempo si sta riappropriando di antiche abitudini e che forza a rallentare il passo e a guardarsi con meraviglia intorno a sé.

Scrivi un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *