UNA PASSEGGIATA LETTERARIA NELLA PERIFERIA DI MILANO

Oggi vi parlo di un bell’evento culturale a cui ho partecipato, organizzato dall’associazione culturale Piedipagina. Piedipagina nasce dalla passione di un gruppetto di giovani, amanti di letteratura ed editoria, che organizzano passeggiate letterarie gratuite a Milano.

L’appuntamento è nella periferia nord della città: il quartiere di Villapizzone. Questo quartiere, situato vicino a Bovisa e sulla strada per quarto oggiaro, era in origine un borgo.

Oggi l’intera area è molto cambiata, un po’ come tutte le periferie metropolitane, che rispecchiano la società moderna pur mantenendo scorci del passato. Da piazza Villapizzone a piazza Santarosa, abbiamo visto il quartiere attraverso gli occhi di autori ed epoche diverse.

Prima tappa: piazza Villapizzone

Scesa alla fermata del passante ferroviario Villapizzone, mi dirigo verso l’omonima piazza, il nostro luogo di incontro. Mentre cammino mi colpiscono alcuni scorci di una Milano “sparita“: l’insegna Osteria Polli, una vietta chiusa con delle case di ringhiera e la strada lastricata.

Nella piccola piazza del borgo trovo la chiesa di San Martino. Qui ha inizio l’evento culturale, con la lettura di una poesia di Maurizio Cucchi, un poeta milanese di questa zona, che scriveva:

Villapizzone, ovvero villaggio piccione, Villabezone dopo il mille, circa 200 abitanti nel cinquecento. Oggi fisico borgo incistato come tanti, nicchia amabile, ombrosa, che sciacqua e scalda il viaggiatore.“

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In queste poche righe ritroviamo l’origine del nome del borgo. Un tempo, l’area dell’attuale quartiere era occupata da boschi dove si stabilì una comunità di monaci di origine greca, guidati da Atanasio Piccione. Il suo nome, unito alla parola “villa-“, diede origine all’attuale nome del rione, secondo la testimonianza del monaco Giacomo Stella, che, nel 1530, fu rettore della chiesa di S. Martino. I monaci, poi, fecero tagliare gli alberi e misero a coltura i terreni. Intorno a quest’area sorse un villaggio, con il suo luogo di culto.

Nella stessa piazza, su un muro, leggo un’altra breve “poesia metropolitana” che dice così:

Disarmare lo stato, cambiare senso al terrore. Liberi tutti! “

La periferia è anche questo: poesie e stili a confronto.

Seconda tappa: parco Testori

Ci dirigiamo verso la seconda tappa cioè parco Testori, di fianco alla ferrovia.

In questo luogo un tempo c’era il “Villaggio campo dei fiori“ costruito all’inizio del 900 per ospitare reduci di guerra e ferrovieri. Negli anni 50 il villaggio venne a poco a poco “fagocitato“ dalla speculazione edilizia del dopo guerra.

Qui, il bravo Jacopo Veronese, legge per il pubblico un brano dalla “Gilda del Mac Mahon” proprio di Giovanni Testori.

In un quartiere della Milano proletaria del dopoguerra, povera ma piena di speranza per il futuro, una donna dalle fattezze sinuose e provocanti che somiglia vagamente alla famosa diva americana Rita Hayworth, detta “l’Atomica”, vive vicino al Ponte della Ghisolfa, che era all’epoca l’estrema periferia a nord della città meneghina. Gilda si innamora di un balordo, finito in carcere per ricettazione, e lo “mantiene come un signore” vendendo il proprio corpo.

Testori, scrittore e critico letterario, racconta le vicende umane, umili ed epiche della periferia milanese degli anni 50. La Milano delle fabbriche, delle prostitute e degli operai. La Milano del boom e quella degli “sfortunati” che ne furono esclusi.

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Terza tappa: via Grigna

Il terzo stop della passeggiata culturale è la vicina via Grigna, nei pressi di via Mac Mahon, dove sorgeva la prima abitazione di Alberto Rollo, scrittore e saggista nato a Milano nel 1951. Con un brano tratto da “Un’educazione milanese“, ripercorriamo gli anni d’infanzia dell’autore, che attraverso la sua storia personale racconta la storia della città e di una generazione.

Il ricordo di un bambino che si perde nella folla di una piazza. Un ricordo falsato dall’età del piccolo Alberto, che si ritrova in una selva di persone che in realtà erano forse una trentina. Gli anni del boom in quella Milano operaia che oggi non esiste più, sostituita dai grattacieli con bosco incluso, da torri sempre più alte che hanno preso il posto delle case di ringhiera, che ospitavano nelle corti interne laboratori, fabbriche ed officine. Una vita sui ponti e i cavalcavia che a Milano resistono da decenni, che uniscono quartieri diversissimi passando sopra binari di treni e tram che attraversano da sempre una città in costante evoluzione. La città in cui l’hanno cresciuto il padre proprietario di una piccola officina, e la madre che maneggiando stoffe pregiate, vestiva le “sciure” della buona borghesia.

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Quarta tappa: piazza Prealpi

La passeggiata culturale procede verso piazza Prealpi dove sostiamo per ascoltare un brano tratto da “L’intoccabile“ di Marisa Merico Di Giovane, detta Miss ‘Ndrangheta, controversa figura legata ad una famiglia malavitosa.

Marisa racconta il suo legame con la criminalità nell’area di Villapizzone. In particolare descrive la figura della nonna Maria Serraino che dalla Calabria salì a Milano e si stabilì proprio in Piazza Prealpi. Negli anni settanta la piazza ospitava bancarelle, bar, osterie, case popolari. Era un luogo degradato ma pieno di opportunità per Maria, che iniziò con il contrabbando di sigarette ed alcolici, per arrivare a gestire il traffico di eroina in città.

Il suo motto era : «silenzio o botte». Niente scuola per i figli, temeva solo Dio e la chiesa, forse. Recitava il rosario tutti i giorni e diceva: «Dio, perdonami per ciò che ho fatto oggi».

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Quinta tappa : via Mola

In via Mola, con il romanzo “il fabbricone“ tornano a farci compagnia gli antieroi di Giovanni Testori.

Il Fabbricone era una delle prime case popolari della periferia nord-ovest Milanese degli anni ‘50, che dopo la guerra era sprofondata in uno stato di sempre maggior degrado, tanto da essere definita dai preti della zona, “refugium peccatorum”.

Così, come le tubature della casa anche i suoi abitanti sono andati sempre più a consumarsi e ad essere dimenticati.
I protagonisti de “il fabbricone” sono gli inquilini stessi e le finestre del palazzo sono come bocche dalle quali escono e si intrecciano le storie delle diverse famiglie.

«Il Sandrino, primogenito di sette figli, ogni sera prende il tram 6 da via Landini e scende all’arco della Pace. Lui per vivere si prostituisce.»

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Sesta tappa : Piazza Santorre di Santarosa

La sesta ed ultima tappa di questo evento culturale, è in piazza Santorre di Santarosa. L’ultima lettura insieme è un brano tratto da “Il mostro di Milano”, di Fabrizio Carcano. Con questo brano riflettiamo su come il giallo sia il genere letterario che più rispecchia l’immagine delle periferie milanesi.

Nel giorno della strage di piazza Fontana una mano omicida massacra una monaca. Il Mostro di Milano ha colpito, la mattanza delle donne è cominciata. Milano, 12 dicembre 1969. Poche ore prima dello scoppio della bomba in piazza Fontana una monaca viene massacrata fuori da un convento in periferia. Nella città sconvolta dalla strage e dalla violenza politica e sociale degli “anni di piombo”, un omicida seriale tesse le sue trame contro le donne. Sulle tracce di quest’anima nera c’è solo il commissario Vittorio Maspero che, insieme a un inquisitore del Sant’Uffizio, indaga sul demone senza volto.

E da qui, come in un flashback, anche io salto sul tram e dalla periferia ritorno verso il centro.

Alla prossima!

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