LA CERTOSA DI TRISULTI: TEMPIO DI SILENZIO NEL CUORE DELLA CIOCIARIA

“Premere con dolcezza, attendere con pazienza”. Accoglie così la Certosa di Trisulti i suoi visitatori.

Nella provincia di Frosinone, a  pochi km dal borgo di Collepardo e a 800 metri di altidutine, si erge orgogliosa la Certosa di Trisulti, incastrata armoniosamente nella natura selvaggia dei Monti Ernici.

Dimora dei monaci certosini (da cui il nome Certosa) fino al 1947, quando si stabilirono i monaci circensi della Congregazione di Casamari. Nel 2018 il Ministero dei Beni culturali l’ha affidata in concessione all’Associazione Dignitatis Humanae Institute.

Le origini del monastero e l’ordine dei certosini

Il primo monastero venne costruito intorno all’anno Mille, quando S. Domenico da Foligno, monaco benedettino, decise di costruire lì la prima Abbazia. Ma il luogo isolato e selvaggio mise a dura prova i monaci, che dopo poco decisero di abbandonarla. Di quella struttura ora rimangono solo ruderi abbandonati.

Nel 1204 Papa Innocenzo III, originario di Anagni, fece costruire un altro complesso su quei monti e l’affidò ai monaci certosini nel 1208. L’ordine dei certosini è un ordine austero, semi-eremitico che fa voto di silenzio e quel luogo fu considerato l’ideale per lo stile di vita dei monaci. Il nome “certosini” deriva dalla regione in cui si insediarono i primi monaci,  Saint-Pierre-de-Chartreuse, diventato poi “Cartusia” nel latino medievale. Viene chiamato anche “Ordine di San Bruno” dal nome del santo fondatore.

Facciata Certosa di Trisulti

I certosini modificarono gli ambienti in base alle loro abitudini, dividendo la Chiesa in due parti con una alta porta, separando i padri dai conversi (i fratelli). Ogni monaco celebrava le messa in solitudine e per questo furono costruiti singoli altari nascosti dietro porte di legno.  Dato che il voto del silenzio non permetteva ai monaci di comunicare tra loro, questi erano soliti usare una bacheca per organizzare gli orari delle singole liturgie e per le altre attività quotidiane.

bacheca chiesa della Certosa di Trisulti
Bacheca usata per l’organizzazione della attività quotidiane

Preghiera e arte all’Abbazia

All’interno della Chiesa gli affreschi, tra cui “Strage degli innocenti” di Filippo Balbi, raccontano la storia dell’ordine dei certosini e non solo.

Filippo Balbi, pittore napoletano che fu ospite alla Certosa tra il 1857 e il 1865 per sfuggire all’assedio borbonico, affrescò durante il suo soggiorno diversi ambienti nella Certosa. Il più suggestivo è la farmacia, a cui si accede attraversando un suggestivo giardino all’italiana, un tempo usato come orto botanico dove i monaci coltivavano piante officinali. Nella sala di attesa della farmacia si può ammirare un dipinto a grandezza naturale di Frate Benedetto Ricciardi, direttore della farmacia fino alla sua morte nel 1863. Dipinto con estremo realismo, il frate pare ancora oggi accogliere gli ospiti con il suo sguardo severo ma paziente.

Affresco nella farmacia della certosa di Trisulti
Affresco rappresentante “l’avarizia” nella sala d’attesa della farmacia

Il corridoio che separa la sala di attesa dalla farmacia è incorniciato da piante di limoni, nati probabilmente dalla nostalgia di Balbi per la sua terra d’origine. All’interno della farmacia si trovano ancora le ampolle intatte con gli ingredienti usati dai monaci.

Questo è solo uno scorcio di quello che la Certosa di Trisulti offre a chi decide di inoltrarsi nel suo silenzio. Le visite sono gratuite e prima di andare via potete acquistare liquori e altri prodotti fatti dai monaci dell’Abbazia di Casamari.

 

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