Arrábida

Serra de Arrábida

Durante il mio viaggio per l’Europa dell’ovest, mi sono imbattuta – insomma, mi sono ficcata anche un po’ apposta – in vari parchi nazionali. Tra questi, sono andata a perdermi ad Arrábida…che si estende da Sétubal a Sesimbra sull’estuario del Sado.

Me l’aveva consigliata un motociclista, Diego, conosciuto in una qualche spiaggetta isolata e sperduta dell’Algarve. La solidarietà tra bikers è nota ed è anche abbastanza semplice socializzare. Una chiacchiera tira l’altra e mi sono praticamente rifatta il roadbook!

Le mie intenzioni erano di andare verso il nord del Portogallo, evitando accuratamente tutte le grandi città – filo conduttore di tutto il mio peregrinare e per cui esistono i voli low cost! – e rientrare a casa toccando la Galizia. Ma, da laggiù, ci dovevo arrivare lassù e di certo non in autostrada e direttamente.

Diego, avendo capito il mio modo di viaggiare, mi ha dato una serie di mete davvero interessanti e Arrábida non ha di certo deluso!

Partivo da Setúbal, direzione Lisbona.

Avevo impostato il navigatore in maniera tale da evitare l’autostrada e sono ripartita all’avventura.

Setúbal è una bellissima città portuale, ancora non troppo nota ai più dove si mangia, tra l’altro, un ottimo choco frito.

Con un po’ di incertezza mista ad emozione, come quasi tutti i giorni in cui ripartivo da un posto diverso, mi sono messa in moto e ho cercato di arrivarci non solo grazie al navigatore, ma anche seguendo i cartelli, cosa che amo molto di più. Arrábida, in realtà, era davvero dietro l’angolo ed è a circa mezz’ora da Lisbona, quindi il tragitto per attraversarla sarebbe stato breve! Ma io non avevo intenzione solo di passarci dentro per evitare le statali: io volevo godermela e infatti così è stato.

Il parco di Arrábida

Se il buongiorno si vede dal mattino… il parco si trova in una zona collinare, l’asfalto delizioso e le curve – tante, tantissime curve – mi hanno rapita immediatamente. Curve sinuose, piacevoli e “morbide”. Niente tornanti stretti, niente restringimenti di carreggiata improvvisi… sembrava davvero disegnata!

E, infatti, ho incontrato tanti altri motociclisti!

Tre, in particolare, intenti a godersi il panorama in una piazzola vista mare, che in effetti mi ha regalato uno spettacolare panorama sull’oceano. Non ho resisito, quindi, e mi sono fermata anche io. con tanto di foto di rito, bella in posa!

Il bello di questo parco, è… tutto! Tanto per cominciare, la vegetazione da macchia mediterranea che si sta rinfoltendo, nonostante un grande incendio di anni fa. Il Portogallo è molto soggetto a incendi, purtroppo, e la stessa sorte ho scoperto che è toccata anche alla Serra da Estrela, ad esempio.

Gli animali che la popolano sono tanti e diversi, tra cui i miei amati pipistrelli!

Non solo natura, però: qualcosa ha attirato la mia attenzione e difatti ho scorto anche un Convento: il Convento francescano di Nostra Signora di Arrábida, caratterizzato da cinque torri, a picco sull’Atlantico, che lo circondano e che si intravedono tranquillamente anche dalla strada.

Per chi volesse soffermarsi e fare un po’ di turismo “impegnato”, consiglio anche il Museu Oceanografico, all’interno della Fortaleza de Santa Maria.

Poi ho proseguito, a “sentimento” piuttosto che lungo la via tracciata e così, anziché ricongiungermi con la strada maestra che mi avrebbe condotta alla capitale, sono finita a Portinho, splendida caletta dalla sabbia bianca. Insomma, anziché salire, sono scesa nuovamente.

Raggiungere la Praia non è stato il massimo: la strada si restringeva e almeno una, se non due curve si sono rivelate lievemente ostiche: ho pur sempre una supersportiva, sebbene la porti ovunque e, stracarica com’era, ammetto che ha sofferto qualche volta – o forse, in certe occasioni, ho patito più io che ne temevo le oscillazioni e il crollo del carico, specialmente con il vento! – e in fondo alla via mi sono ritrovato in uno spiazzo ridotto con un bar o ristorante che fosse.

Questo non toglie alla zona tutto il suo splendore. Diverse sono le spiagge, tra cui Praia de Figueirinha, da cui ammirare l’oceano calmo e cristallino. La costa del Parco è costellata di scogliere e di grotte, per chi preferisse passeggiare.

Non avevo voglia di mare, avevo “sete” di panorama e di guida in mezzo alla natura e su percorsi ondulati quindi ho semplicemente fatto retromarcia. Il picco più elevato e la Serra do Risco tipica, più che altro, per le escursioni a piedi. E io sono un’ottima camminatrice: lungo il mio percorso mi è capitato spesso di lasciare la moto per raggiungere posti sperduti o difficili da scovare. Si trova a 380 metri sul livello del mare ed è anche il punto più alto della costa continentale portoghese. La Serra è in realtà una falesia a strapiombo e quindi, se di panorama volevo godere…

E difatti, tanto per non farmi mancare nulla, son tornata sulla N 379-1, indietro, anche per raggiungere il Miradouro de Portinho. Una delle idee più azzeccate di questi posti magnifici è proprio quella di costruire o, comunque, di ricavare dei punti di osservazione che ti permettano di osservare il resto, a piena vista. Un po’ come un respiro a pieni polmoni!

Ordunque: la Serra di Arrábida è un fazzoletto verde, ondulato che ben si abbina al blu del mare e che, come già i francescani avevano intuito, si concilia con la meditazione e il riposo. Vale la deviazione come vale un tour apposito, che si parta da Lisbona o da Sétubal poco importa!

Mi era stato consigliato di andarci già il giorno prima, proprio perché da quest’ultima è poco distante, ma per me sarebbe stato riduttivo farci “un salto” a metà pomeriggio (sebbene in Portogallo, a settembre, tramonti tardi).  Volevo il fattore luce e tempo: la moto si è prestata a un errare a zigzag, senza criterio perché quel posto è davvero così spettacolare, che per me tra un po’ avrebbe preso vita anche la mia Ducati, pur di condividere le mie stesse emozioni!!!

Ahimè, non mi è stato dato incrociare tutti gli animali che si dice la popolino, però guidare in mezzo a una collina e quindi essere immersi in dei colori diversi da quelli a cui se abituato e respirarne gli odori, anch’essi nuovi e inebrianti, con quello sguardo che volge all’interno della curva – almeno se la vuoi prendere bene – ma con la coda dell’occhio rivolta al celeste, o blu, o qualsiasi sia il tono che l’acqua voglia assumere via via…

Il bello di una “dueruote”, in fondo, sta proprio qui. La mia, poi, è molto bassa perché progettata per la pista e dirò che mi piace tanto! Anche perché è vero, se sollevo il capo non vedo lontano, ma ciò che mi è vicino… è davvero a portata di mano. Un po’ come infilarsi da qualche parte: se supero il ciglio, striscio su un cespuglio. Se guido sul prato, posso quasi cogliere un fiore e…

E nulla: i fichi, però, di cui abbonda il Portogallo tocca prenderli semmai arrampicandosi! Ma anche quelli valgono decisamente la pena!

Sintra tuttavia mi attendeva – nonostante, col senno di poi, ne avrei fatto pure a meno date le varie sfortune – e all’ennesimo giro a zonzo, mi son decisa a malincuore a lasciare la zona. E a riprendere la strada maestra, verso Lisbona.

Ma dirò: tra tutti i posti visitati in sei settimane, quello ce l’ho scolpito nel cuore. Se vi capita… andateci. E se non vi capita… fatelo capitare!

 

 

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