Cetara

Cetara, tra alici e altre storie

Cetara è un piccolo paradiso…

Nel susseguirsi di curve, diretti verso le mete più note della Costa d’Amalfi l’occhio scorge Cetara (Sa), un delizioso borgo costiero. Una volta l’avremmo definito panorama tipico da cartolina, oggi è proprio quello giusto per Instagram.

Cetara

Fermarsi è d’obbligo, ma organizzare un sosta di qualche giorno vuol dire mettere in pratica la ricetta per l’appagamento di tutti i sensi. Il paese conserva il fascino del borgo dei pescatori, le case distese sulla spiaggia che salgono fitte fitte verso la collina,

da un lato la torre di avvistamento di età angioina adibita, in parte, a mostra permanente di alcuni pittori della Costiera detti ‘Costaioli’ e dall’altro la chiesa del di San Pietro, protettore dei pescatori, con la grossa cupola rivestita di ambrogette in ceramica che replicano lo stilema classico tipico delle cupole dei centri della Costa d’Amalfi.

Le due costruzioni imponenti marcano il panorama. Viuzze strette si intersecano e convergono sulla strada principale che da su conduce diritti alla marina, alla torre e al piccolo porticciolo.

Sembra tutto qui, ma non lo è! La salsedine bacia d’inverno e d’estate, penetra nell’animo, penetra le colture e regala emozioni che vanno vissute lentamente. Cetara è per i curiosi, per gli amanti della lentezza, è per chi ama respirare il mare che racconta e scandisce la vita del posto. Cetara è anche un richiamo per chi ama la buona tavola. È sul mare, ha il mare dentro e forse come tanti e tantissimi borghi vive per lo più di questo ma in più ha un fascino che riesce a stregare e ha nel nome il suo destino. Dal latino Citaria ovvero rete di pesca, ma anche tonnara e non si esclude che derivi anche da Cetaceo.

Se è vero che Cetara ha i piedi a mare è altrettanto vero che  ha la testa in collina e

se oramai si identifica come il paese delle alici e della sua colatura, condimento ambrato discendente del Garum usato dagli antichi romani, non è da sottovalutare per i prodotti coltivati sui terrazzamenti, primo fra tutti il pregiato limone Sfusato di Amalfi IGP.

Dunque tutto il patrimonio locale arriva in cucina. Ma è anche la cucina che raggiunge il mare grazie alla iniziativa di pesca turismo attivata da Gianluca D’Uva, titolare del piccolo e grazioso ristorante ‘Alici come prima’. Ogni giorno su prenotazione, lascia godere agli avventori una vera e propria giornata di pesca con partenza, di buon mattino, dal porticciolo a bordo del Salvatore I.

Una volta tirata la rete arriva sul peschereccio, con barca veloce, direttamente dalla cucina del ristorante uno dei due chef Stefano Cavaliere o Raffaele Pappalardo.

Così si improvvisa un menu a men che meno del miglio zero per gli ospiti, che intanto possono anche tuffarsi nelle splendide acque che da Cetara giungono a Capo d’Orso passando per Erchie. L’intuitiva idea permette di far conoscere davvero i ritmi del borgo marinaro. Lascia beneficiare delle bellezze e dei sapori del territorio  e inevitabilmente sorprende chi ammira il panorama costiero direttamente dalla barca. Inoltre garantisce al ristorante sempre pescato di giornata.

Ovviamente chi passa di qui non può andar via a mani vuote

Alici sottolio, alici sotto sale, tonno e magari un fiaschetto di colatura che servirà per condire pasta, pizza e anche insalate. Strada facendo chiedete agli abitanti del posto, che sapranno deliziarvi con le ricette per valorizzare il famoso liquido che, tra l’latro, sta seguendo l’iter europeo per  guadagnare il marchio DOP (Denominazione di origine protetta). Inoltre vanta già la segnalazione tra le ‘Bandiere del Gusto 2018’ di Coldiretti che assegna il riconoscimento alle località ospitali che annoverano tra i punti di forza il patrimonio storico artistico, il paesaggio e offrono eccellenze enogastronomiche.

Cetara è una buona idea!

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