Dubai e Abu Dhabi

Dubai La città robotizzata

La notte … compagna di viaggio affascinante e misteriosa … quando arrivo in un posto sconosciuto avvolta dal suo manto, lo ammetto, sono sempre un po’ più diffidente.
Dubai comunque non è una città qualunque e lo si capisce immediatamente. Mi colpisce e affascina nello stesso tempo per l’ordine, per la pulizia, per gli spazi enormi. Nonostante questo è facile orientarsi anche per chi come me parla solo due idiomi e tra questi l’inglese mi manca come l’acqua nel deserto ahahah!
Da dove si arriva a dove si ritirano i bagagli vi è un tratto di trenino circa dieci minuti, ma preparatevi anche qui il tempo lo si perde al controllo documenti. Qui il serpentone si snoda per oltre quaranta minuti, poi finalmente la magia … i bagagli sono già li ad attendermi.

Ad aspettarmi anche il transfert privato

Lo consiglio vivamente arrivando la sera, per non sommare stress, anche se in ogni caso l’esperienza insegna che i taxi all’esterno dell’aeroporto sono centinaia. Una chicca: se volete coccolarvi scegliete quelli con il tettuccio rosa, sono a guida femminile, li trovate solo in aeroporto, a detta di molti molto più puliti perché guidati da donne con il velo rosa (shela), e se siete accompagnati da un rappresentante del sesso maschile nessuna preoccupazione, faranno salire anche lui, per vostro rispetto.

Dopo una buona notte di sonno eccomi pronta per scoprire questa meta.

Certo che svegliarsi e ritrovarsi nella parte di mondo più tecnologico che ci sia è strano. Dubai mi ricorda un po’ New York per il caos e Milano per le tre linee metropolitane senza autista, che mi fanno subito pensare: “Ecco da dove arriva il progetto della nostra M5 ahahah!”
La metropolitana sopraelevata rispetto alle sei corsie per senso di marcia della strada, mi porta fino all’inizio di The Palm (La Palma). Questa è una penisola che vista dall’alto ha proprio la forma della palma, qui dove il deserto sposa il mare, o forse è il contrario. Ognuno dei diciassette rami ha il suo privato braccio di mare. Le piscine condominiali qui sono decisamente demodé!

La testa della Palma è l’Atlantic …

Monumentale e lussuosissimo complesso alberghiero che pare fuoriuscire proprio dal mare, tanto per non deludere il suo nome e perseguire il mistero di Atlantide con le sue rovine protette da sempre dagli abitanti marini. Sotto l’hotel si apre un bellissimo acquario dove è possibile immergersi in subacquea guidati dai professionisti. Qui si scoprono le specie ittiche da vicino potendo, oltre che osservarne lo sventolio come per le razze con i loro maestosi mantelli, anche toccare. Ma io sono attratta da una teca di murene, decisamente brutte e allo stesso tempo affascinanti.

Riprendo la monorotaia che attraversa la penisola palmifera e anche la metropolitana perché voglio vedere l’enorme “Corniche”

lo StarGate inaugurato all’inizio dell’anno: 150mt di altezza per 93mt di larghezza, una porta tra passato e futuro in vista di Expo 2020. Beh io vado, lo attraverso e se non torno forse ci vorrà qualche secolo, ma a voi sembreranno minuti!

Un altro giorno, un’altra avventura. La salita al Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. 454 metri in 50 secondi e sono sulla terrazza al 124° piano e siamo solo a metà perché il complesso è alto 828 mt. Nel 2011 Tom Cruise si divertiva a correrci sopra in verticale! Lungo il percorso che porta alla salita sono visibili tavole delle scene che lo ritraggono in “Mission Impossible Protocollo Fantasma”. La costruzione porta il nome del suo fondatore o così penso giacché i lavori iniziarono contestualmente alla sua ascesa, l’attuale Emiro di

Dubai.

Ancora una volta mi sento Gulliver nell’osservare la maestosità del deserto.

L’uomo, per quanto grande, nulla potrà mai al confronto di madre natura. Immaginate tutte queste enormi e tecnologiche costruzioni, viste da quassù sono formiche e penso che il deserto se la rida della grossa. Come a dire: “Ti lascio credere umano, che mi stai rubando terreno. Con tutto il tuo affannoso operato mi diverti, ma attento mio giullare … io sono polvere e tu lo diventerai… “

 

Ora serve una pausa corroborante e perché no, assaggiare il karak chai la forte miscela di tè indiano con l’aggiunta di spezie in misura variabile di cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero, anice stellato o semi di finocchio, pepe.

Lo si beve caldo al naturale, ma nelle caffetterie lo servono già miscelato con zucchero e latte.  Io che mi sono portata a casa un sacchetto di miscela già preparata da un bravissimo erborista nel souk delle spezie, l’ho provato con la base di latte condensato e devo dire che è buonissimo.
Poi giacché siamo al Mall di Dubai il principale e più grande centro commerciale del mondo con 1200 negozi tutte le grandi firme si sono radunate in questo posto. Non crediate che i prezzi siano convenienti, nella migliore delle condizioni sono uguali a Milano.

Per quanto io non apprezzi molto i centri commerciali, a Dubai non se ne può fare a meno (soprattutto per avere un po’ di riparo dalla calura esterna) e in men che non dica arriva sera.

Mi sposto all’esterno e ammiro il lungo lago, un bacino artificiale sul quale si affaccia il Burj Khalifa e tutta una serie di locali dai ristoranti ai bar. Mangiare a Dubai è la cosa più facile, si trova ogni tipo di cucina e vi assicuro nella massima pulizia. Ciò che non ci si aspetta sono fontane danzanti al ritmo di canzoni e musiche molto conosciute, intervallate dai giochi di luce sullo stesso grattacielo, uno spettacolo che non stanca mai e che per il quale vale la pena di arrivare a Dubai.

Dopo due giorni di girovagare da viaggiatore, Cristina l’amica guida, italiana e trapiantata in Dubai da molti anni, cerca di colmare alcune delle lacune storiche e culturali di questo popolo nomade di pescatori di perle e cominciamo dal forte Al Fahidi il museo di Dubai.

Piccolo ma decisamente molto interessante con la ricostruzione di ambientazioni tipiche sia delle tende beduine, sia nel modo di poter rinfrescare gli ambienti nel torrido clima desertico, attraverso quelli che possiamo dire dei camini. Proseguo alla volta del Centro Culturale e cosa c’è di meglio che di indossare il burqa, quello con la maschera sul volto? da noi questi costumi li trovi in negozi… diciamo di un certo tipo!  scherzi a parte se venite a Dubai, non mancate di farvi il brunch in questo luogo, non solo gusterete dell’ottimo cibo, ma imparerete molto del popolo emiratino in poco tempo ed in un ambiente cordialissimo.

Qui mi racconta il cantastorie, che le donne sono coccolate

E’ loro scelta se lavorare o meno, che lo stipendio se lo tengono e lo spendono come gli pare, manco il portafoglio si comprano! Il mantenimento è a carico del marito. Gli emiratini possono avere fino a quattro mogli a patto che a tutte sia dato equo trattamento in tutti i sensi, leggete voi tra le righe. Ovviamente questa è una parte della storia, come per tutti i popoli: cultura, religione, posizione sociale, politica, hanno cose che sposeremmo volentieri e cose che aborriamo.

Dopo il brunch proseguo con la visita del souk…

Pensavo che quello nella città vecchia fosse come quelli già vissuti in altri paesi del mondo arabo e invece anche qui, per quanto non portata all’eccesso come nella parte moderna, la pulizia regna sovrana. Resistono ancora poche botteghe artigiane, poiché nella globalizzazione anche questi si sono adeguati a fare i commercianti. Passo il souk delle spezie inebriandomi dei suoi profumi e mi faccio tentare dallo zafferano che scopro esistere in più di una qualità, tutto proveniente dal vicino Iran. Lo assaggio sciolto in acqua calda ed è una fantastica e profumatissima tisana giallo/arancio. Poi passo al souk delle stoffe dove mi allungano sciarpe di morbidissima seta … io adoro le pashmine. E’ una fatica resistere e finisco con il souk dell’oro, uno sfavillante viale coperto con ninnoli di ogni fattezza e prezzo.

Da notare che i gioiellieri sono obbligati a certificare dalla grammatura, alla composizione di prezioso metallo o gemma si acquisti.

Ed eccoci al fiume Creek dove un barchino, l’Arba e il suo moderno Caronte per un soldo a testa ci trasborda sull’altra sponda verso il nostro driver per proseguire il tour nella parte moderna.

Prima di rientrare Cristina mi fa fare una tappa appena fuori città, dove il mare incontra l’acqua dolce e dove tra le mangrovie, in una casupola stile guardiacaccia WWF, mi godo una riserva di fenicotteri rosa. Purtroppo l’umidità è decisamente troppa tanto da creare un alone di nebbia che nasconde in parte lo spettacolo dello skiline.
Una curiosità: alle porte della città si vede la grande centrale per la desalinizzazione, una parte riscalda l’acqua che preleva dal mare, l’altra parte scinde il sale dall’acqua che viene utilizzata. Mentre del sale estratto il 20% viene venduto il resto ributtato a mare, la chicca ? … il progetto della centrale e tutto made Italy.

Abu Dhabi con Cristina ancora una volta a guidarci …

La capitale dista solo un’ora e mezzo di auto da Dubai, ma arrivando si capisce subito che sei in un altro Emirato. (Ricordo che questo paese è formato da sette Emirati di cui i più importanti e che hanno un peso politico superiore sono proprio queste due città).
La grande moschea dello sceicco Zayed è la prima cosa che vedi arrivando. Svetta come un faro in una delle isole che formano la capitale, tutta bianca con mosaici tutti made in Italy dai maestri vetrai di Murano.

Il tappeto è il pezzo più importante

poiché è senza cuciture ma interamente annodato a mano, il lavoro di migliaia di artigiani dei piccoli villaggi intorno a Mashhadin in Iran, arrivati alla moschea per annodare assieme i suoi ben oltre due milioni di nodi. Il tappeto ha oggi un valore superiore agli otto milioni di dollari, è morbido e pulitissimo , ma ormai alla pulizia estrema di questi paesi comincio ad abituarmi. Per entrare però occorre sottostare a poche ma rigide regole. Le caviglie, i polsi e il capo devono essere coperti, non sono ammessi indumenti di colore bianco o con fantasie raffiguranti animali, le borse devono essere lasciate in deposito e nella moschea si entra scalzi.

 

Calma, serenità, pace, queste sono le sensazioni che provo all’interno di questo monumento

E’ uno dei più grandi al mondo per dimensione e per la ricchezza ed eleganza degli interni.
Usciamo e ci rituffiamo tra i grattacieli per una seconda colazione all’Emirates Towers. Lo skyliner delle isole che compongono Abu Dhabi è imponente e ancora una volta le opere di ingegneria stupiscono. Appare comunque evidente che la città è in continua evoluzione. Un ponte che collega un’isola di sola terra desertica, sembra fatto per il nulla ma effettivamente mi domando come si fa a trasportare ciò che serve a costruire se prima non faccio ponti e strade?
Guardo dall’alto questi grattacieli a poca distanza gli uni dagli altri e mi ricordo le scene di mirabolanti corse in auto che saltano nel vuoto, si dai che ci siete … era Fast and Furiors 7.

Con tutta questa adrenalina … Yeppy! Corro al mercato dei datteri … lo sapete che ne esistono infinite varietà? Be’ io ne vado matta e quindi sotto con una degustazione molteplice e buon appetito ahahah!

Finiamo la giornata con un’altra visita che ci farà luccicare gli occhi, la Marina e la mitica pista di Formula 1, che strizza l’occhio alla location di Montecarlo. Che dire? Abu Dhabi può essere definita tranquillamente la sorella maggiore dell’esuberante Dubai, meno sfacciata ma non per questo meno ricca.

Ultimo giorno e … finalmente mi spiaggio!

Oggi riesco a cogliere meglio questo litorale … il Jumeirax, per lo più spiaggia libera. Ma non mancano i bagni attrezzati, manco a dirlo … comodità e lusso è il dogma: due lettini in alluminio super leggeri di 2 mt in lunghezza e materassino di 3 cm in spessore, ombrellone, asciugamano e bottiglietta di acqua per circa cinquanta euro a giornata. Ok ho già preso a ronfare alla grande, so che mi sveglierò solo per una secchio-doccia rinfrescante! E qui scatta la sorpresa: l’acqua delle docce è calda come il sole del deserto, tanto che anche quella delle piscine negli hotel deve essere raffreddata.

In spiaggia è concesso il bikini ma niente topless

Se si esce anche solo sulla prima banchina del lungomare occorre vestirsi. Se non lo farete ve lo faranno notare garbatamente gli agenti della sicurezza. Ho sete, mi dirigo alla ricerca di un buon centrifugato … e stasera da non perdere lo spettacolo multicolore del Burj Al Arab (la Vela), il fantastico simbolo di Dubai.
Prima però si va a cena in uno del Mall all’aperto lungo la spiaggia, un assemblaggio di container anche questi illuminati a giorno da tanti led colorati, alcuni sono ristoranti, altri sono negozi di grandi firme, ovunque è luce colorata e sfavillante.

E si, siamo giunti al termine della vacanza in questo paese da mille e una notte.

Sapete … per i viaggiatori anche il viaggio o transfert come si chiama nel mondo globalizzato e parte dell’avventura, perciò per non saper né leggere, né scrivere parto con la family una quantità di tempo prima, ma non è a caso infatti il traffico in Dubai in alcune ore è parecchio congestionato ed imprevedibile. Comunque consiglio, se non avete una family pigrona e votata all’iperprotezione, di organizzarvi i transfert con i taxi che qui sono la cosa più economica, considerate che una corsa di circa quindici minuti costa circa cinque euro. In ogni caso Dubai non è per pedoni, qui ogni spostamento o in Metropolitana o in taxi, se vuoi fare moto i Mall, offrono chilometri di cammino ahahah!

Il dutyfree dell’aeroporto è un po’ deludente, non diverso o più grande del nostro Malpensa

… ma ci sono angoli che sono sorprendenti, come questo paravento satinato, con cammelli da un a parte e treni superveloci dall’altra che ancora una volta sottolinea il passaggio tra il passato e il futuro … certo che questo paese in poco più di mezzo secolo ha fatto passi da gigante ahahah! Ora punta all’Expo del 2020 … chissà, in fondo una grande lezione è da tenere a mente e che il popolo del deserto da sempre insegna, è una filosofia molto semplice: “tu aiuti me, io aiuto te” e in questo ambiente è il salvavita. Grazie Identity Plus per questa opportunità e per la speciale assistenza.

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