La Scarzuola: una città esoterica in Umbria

La Scarzuola: storia e malia 

La Scarzuola è un sogno.
E questa non è una metafora.
Tomaso Buzzi (1900-1981), architetto geniale, eresse fra i monti dell’Appennino umbro, vicino Montegiovio, o meglio, lontano da tutto, una città- teatro ricca di simbolismi.
Fu ispirato da una visione, appunto: quella raccontata nella Hypereratomachia Poliphili, testo esoterico in gran voga nel Rinascimento, che narra in modo onirico un inseguimento d’amore.

La città Teatro

L’amore di Tomaso Buzzi è, però, il teatro.
Per questo, la sua città ideale non può prescindere dalle scenografie in tufo, che si accumulano l’una accanto all’altra, con effetto spaesante per gli occhi, caotico per la mente.
Le suggestioni si sommano: qui un lago come a Villa Adriana, lì un vascello come a Bomarzo, altrove una Gigantessa dai seni marmorei che volge le spalle alla Scarzuola, come un’antica cariatide.
Nell’Acropoli si accumulano le sette meraviglie del mondo antico, rilette da Buzzi.
Altrove, in ordine sparso, troviamo un dedalo di bocche che si schiudono in pertugi, occhi in cui specchiarsi, sentieri in salita e scale da scendere un valore iniziatico.

 

La visita guidata

Marco Solari, nipote ed erede di Buzzi, mecenate eccentrico e sopra le righe, detta le condizioni della visita. Egli in un fiume di parole non sempre oxfordiane, propone una sua personale visione del mondo.
Per molti, me compresa, il suo modo di fare urticante toglie fascino ad una struttura che ne avrebbe da vendere.
Forse, però, il problema di noi contemporanei è l’incapacità di vivere senza mappa, senza certezze, senza categorizzazioni.
Ci piacerebbe partire dalla Scarzuola, chiesetta sacra eretta da San Francesco per testimoniare il miracolo di una fonte d’acqua svelataglisi al momento del bisogno.
Vorremmo perderci nell’austera perfezione di quel simbolo religioso per poi raggiungere la sorgente miracolosa.

Le tre porte

Da lì, si schiudono tre porte.
Il viandante può scegliere la via.
Solo una condurrà alla Scarzuola di Tomaso Buzzi, che simboleggia la vita attiva.
Un’altra ci riporterà davanti alla struttura francescana, come modello di vita contemplativa. Una terza, dopo un giro vano e impervio, ci sbarcherà al punto di partenza, come ci succede quando ci avvoltoliamo nei nostri pregiudizi e nelle incertezze del vivere.
Marco Solari, però, non è disposto a facilitare la comprensione dei suoi ospiti e li lascia, dopo un’ora di intense suggestioni, confusi e scossi come quando, risvegliandosi da un sogno, si cerca invano di ricostruirne le dinamiche.

 

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