Isola di Pianosa, una piccola isola dalla grande storia

Oggi vi portiamo alla scoperta dell’Isola di Pianosa

Anche se in molti stanno pregustando il momento del primo contatto con la neve durante il periodo invernale, non è mai troppo presto per volgere i pensieri verso le vacanze estive e la scelta della meta da esplorare. Il territorio italiano può vantare un’ampia scelta di possibilità: città d’arte, colline rigogliose, montagne e, ovviamente, il mare.

Una delle zone marittime di maggior interesse turistico è l’arcipelago toscano, un gruppo di sette isole maggiori fra le quali spicca, per grandezza e notorietà, l’isola d’Elba. Tra queste sorelle del mare figura anche l’isola di Pianosa, probabilmente più nota per gli aspetti di cronaca legati al carcere che ospitava piuttosto che ai punti di interesse turistico, ma non per questo non meritevole di essere inserita nei propri itinerari turistici.


La prima cosa da sapere su Pianosa è che per approdare sulle sue coste bisogna unirsi a un tour organizzato. In quanto per assicurare il rispetto della natura quasi incontaminata non è possibile svolgere visite in autonomia. L’isola ha una conformazione caratterizzata da coste alte, lungo le quali tratti sabbiosi si alternano a tratti rocciosi, mentre la parte centrale risulta più bassa. Come il nome stesso suggerisce, la conformazione geografica è pianeggiante e contrassegnata da viti, ulivi secolari, pini e cespugli dalla fioritura rossa. Benché questo possa sembrare un dettaglio più adatto a un libro di geografia che a un articolo di stampo turistico, la natura del terreno e dei suoi frutti è figlia della storia dell’isola.


A partire dal 1856, Pianosa è stata una colonia agricola che ha impegnato i detenuti nella coltivazione del terreno.

La presenza del carcere non ha avuto risvolti solamente a livello agrario, ma anche sociale. Infatti nel 1977 è avvenuta la trasformazione in istituto carcerario di massima sicurezza, condizione che ha comportato l’evacuazione dell’isola per fare posto al personale penitenziario. Il via libera alla ripartenza delle attività turistiche è avvenuto solo in tempi piuttosto recenti. Quando nel 2011 il carcere è stato dichiarato definitivamente chiuso. Gli anni trascorsi ospitando entro i suoi confini un numero molto ristretto di persone ha permesso all’isola di mantenere quasi intatta la natura tipica del territorio. Permettendo a specie animali quali il falco pellegrino, la berta minore e maggiore e l’upupa di trovare un degno habitat nel quale nidificare.


Ai turisti generalmente basta una breve gita per riuscire a vedere i punti di interesse turistico che l’isola ha da offrire.

Gli amanti della storia apprezzeranno la visita alle catacombe. Risalenti alla fine del IV secolo d.C, composte da un dedalo di cunicoli che si snodano lungo la zona costiera e ospitano oltre 500 loculi, così come gli edifici carcerari che popolano la zona interna di Pianosa. Merita una sosta anche la sala mostre allestita e curata dall’Associazione per la difesa dell’Isola di Pianosa.
Prima di salpare verso la prossima meta non può mancare una passeggiata sull’unica spiaggia dove è consentita la balneazione. Ovvero Cala San Giovanni (nota anche come Cala Giovanna). Per chi volesse fermarsi e provare che effetto fa pernottare su un’isola quasi disabitata c’è l’hotel Milena, l’unico albergo presente a Pianosa. Una struttura dalle dimensioni modeste e che accoglie i suoi ospiti raccontando la vita e la storia di una piccola isola dalla lunga storia.

 

 

 

 

 

 

 

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