Il misterioso Candelabro nel parco naturale di Paracas

A quattro comode ore di distanza da Lima, percorrendo la strada Panamericana in direzione sud, si può raggiungere la sempre più turistica riserva naturale di Paracas.

Si tratta di un’area naturale protetta nella regione di Ica che si estende per 335 000 ettari, costeggiata dall’oceano pacifico e incredibilmente ricca di plancton, cosa che la rende una tra le riserve più ricche a livello di fauna del mondo. Tra i molti animali possiamo vedere leoni marini e il pinguino di Humboldt (specie in via d’estinzione).

Il clima è caratterizzato da scarse piogge e forti venti alisei che i locali chiamano Paracas, da cui il nome.

Nella riserva di Paracas dove finisce il deserto inizia l’oceano. Calette di sabbia dorata, sabbia bianca, sabbia rossa, sono abbracciate e contenute da mura rocciose desertiche.

Il Perù è un paese che di magie e misteri non solo ne ha fatto una virtù, ma anche un magnete che attrae migliaia di turisti curiosi ogni anno. Dunque oggi voglio consigliare a tutti gli amanti del mistero e delle stranezze di andare a scoprire con i propri occhi l’enigma del Candelabro di Paracas.

Cos’è?

Il Candelabro è un gigantesco geroglifico di 120 metri inciso su un fianco della collina di Paracas, di fronte al mare, a Pisco Bay. Nonostante il nome, la figura può far pensare ad un Cactus con tre braccia, ma, a parte la forma, tutto riguardo a questa incisione è sconosciuto.

A quando risale?

Mentre alcuni autori ritengono che risalga al 200 a.c., per altri ricercatori la sua formazione è addirittura antecedente.

Il Candelabro era un simbolo divino? Un faro per i Marinai? La rappresentazione di una pianta?

Secondo alcuni sarebbe uno dei famosi disegni Nazca. Secondo altri sarebbe stato tracciato dai pirati o sarebbe un simbolo massonico disegnato dai soldati che nel 1820 si unirono a José de San Martín, un capo rivoluzionario.

Altri ancora ritengono che il Candelabro di Paracas sia una rappresentazione di una pianta allucinogena chiamata Jimson. Si pensa che gli abitanti preistorici della regione di Paracas si recassero in quella che oggi è la moderna California per raccogliere la Jimson, la quale, per i suoi effetti allucinogeni, era considerata una pianta sacra e quindi utilizzata nei rituali religiosi. Il Candelabro serviva per indicare la via del ritorno.

Secondo lo studioso Renè Guenon, il geoglifo è la raffigurazione dell’Albero della vita, ma altri parlano del cactus San Pedro che si trova spesso nelle icone delle divinità peruviane.

Il San Pedro è  molto famoso anche negli scritti e nella cultura Chilena (non a caso il nome San Pedro de Atacama).

Il ricercatore Tony Morrison, invece, ha studiato ampliamene il folklore locale, ipotizzando che il candelabro fosse una segnaletica per permettere ai marinai di orientarsi. La costa di Paracas, infatti, in passato è stato un punto di sosta molto utilizzato dai marinai. Durante i periodi di sosta, i marinai avrebbero avuto tutto il tempo di intagliare il Candelabro nella collina.

Lo scrittore peruviano Beltrán García ha ipotizzato che il candelabro potrebbe rappresentare un gigantesco e preciso sismografo, in grado di registrare le onde sismiche generate non solo in Perù, ma in tutto il pianeta.

Come potete capire ci sono ancora troppi punti di domanda sul suo significato, su chi o come lo abbia potuto incidere e sul quando.

Soprattutto: come è possibile che un’incisione sulla sabbia possa resistere tutti questi secoli nonostante le forti raffiche di vento che caratterizzano la riserva?

Non vi resta che vederlo di persona ed immaginare la storia che vi appassiona di più.

Come vederlo?

Attenzione, si può vederlo solamente via mare grazie all’escursione che parte alle 8 di mattina dal porto di Paracas per le Isole Balletas.

Sconsiglio fortemente di fare questo tour in orari diversi (già dopo le nove di mattina) in quanto il mare si ingrossa velocemente e questo potrebbe creare problemi alle imbarcazioni, l’oceano Pacifico non scherza!

Ogni viaggio ha i suoi dettagli che lo rendono unico, quei dettagli che ci fanno riflettere, crescere, imparare dalla cosidetta “università della vita”.

Questo candelabro personalmente è stato un forte simbolo, in simbolo gigantesco, sconosciuto ma evidente, delle cose che ci segnano, che ci rendono chi siamo.

Un faro interno per ritrovarci, ma anche un segnale per farci riconoscere dagli altri. Una piccola magia che non può essere scalfita dalle intemperie, non può essere vista da tutti, ma per essere scoperta è necessario correre un rischio e buttarsi in mare aperto.

Il punto è: fino a che punto si è disposti a rischiare per scoprire il proprio candelabro?    

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